La signora D. si rivolge a noi con questa richiesta:
“Salve, vorrei chiederle un consiglio rispetto alla situazione di mia figlia, di 8 anni. A scuola viene spesso isolata, gli altri preferiscono giocare tra di loro. Giocano con lei solo per pochissimi minuti o solo se sono in coppia. Le maestre dicono che non ha abilità sociali e quando chiedo ai compagni, questi non fanno altro che elencare una serie di cose negative di mia figlia, che minano la sua autostima, e se la incontrano per strada scappano. La mia bambina tende a non rispettare le regole dei giochi; dicono che voglia comandare. È molto testarda, non ascolta e vuole fare come le pare. Pensavo di fare delle sedute da una psicologa/o per smussare alcuni tratti spigolosi del suo temperamento, cosa ne pensa? Grazie tante“
A volte i bambini rifiutano un compagno proprio a causa del suo comportamento sociale, ad esempio sono dispettosi, irruenti, provocatori e non riescono a comportarsi in maniera amichevole. Ciò può accadere per diversi motivi: è possibile che questi siano tratti caratteriali specifici della bambina, che vanno “smussati” come lei stessa ha suggerito. È anche però possibile che la bambina si comporti così con i compagni perché non conosce modi alternativi per relazionarsi con loro.
Come afferma Chadsey-Rusch, le abilità sociali sono dei “comportamenti appresi orientati verso un obiettivo e governati da regole che variano in funzione della situazione e del contesto”. Questo significa, in primo luogo, che i comportamenti sociali non sono innati e insiti nelle nostre caratteristiche genetiche, ma, al contrario, sono frutto di esperienze educative, osservazione di modelli positivi e insegnamento. La mancanza di competenza sociale può derivare dalla difficoltà a riconoscere gli obiettivi propri di un’interazione, ma anche dalla mancanza o uso poco flessibile di strategie di interazione positiva.
Le abilità sociali possono e devono, quindi, essere insegnate. Esempi di abilità sociali sono salutare, ringraziare, presentarsi, iniziare e continuare una conversazione, chiedere aiuto, fornire aiuto, tenersi puliti e in ordine, fare richieste, esprimere disaccordo, respingere richieste inaccettabili, ecc.. È la scuola la miglior palestra per questo tipo di attività: se le competenze sociali non vengono insegnate, gli insegnanti in primis non devono aspettarsi che tutti gli alunni siano in grado di metterle in pratica spontaneamente.
I bambini possono essere allenati alle abilità sociali all’interno della classe oppure in piccoli gruppi. Esempi di abilità da insegnare sono: riconoscimento delle emozioni, insegnamento delle autoistruzioni, riconoscimento degli aspetti non verbali della comunicazione, fare e rifiutare richieste, stare in gruppo.
In classe, così come a casa, è importante creare situazioni di interazione positiva tra pari, proponendo attività di gruppo, messa in scena di interazioni positive, ecc.. Risulta fondamentale che, oltre a fornire una serie di modelli di comportamento positivi, sia a casa che a scuola si incoraggino i comportamenti rivolti alla socializzazione e si dia la possibilità di sperimentare l’altro, coinvolgendo i bambini in attività che richiedano l’aiuto di tutti.
A casa, se vi è possibile, organizzate piccole festicciole invitando alcuni compagni di classe, e organizzate giochi da fare in piccoli gruppi. Fornite quindi situazioni in cui sia possibile interagire con un piccolo numero di compagni, preferibilmente perseguendo uno scopo (ad es., trovare un tesoro).