Il Babywearing, pratica in Italia fino a qualche decennio fa sconosciuta, sta diventando una tendenza sempre più diffusa tra le mamme di oggi, grazie al passaparola tra i genitori, al web e alle consulenti formate per l’insegnamento.
Vediamo insieme di cosa si tratta e i benefici che questa pratica comporta.
Col termine “Babywearing”, che significa letteralmente “indossare il bambino” ci si riferisce alla pratica di portare i bambini avvolgendoli al proprio corpo con appositi supporti quali fasce elastiche, fasce rigide, marsupi, ecc. Questa pratica la si può attuare a partire dalla nascita del bebè fino alla prima infanzia e oltre. I fattori che entrano in gioco sono il peso del bebè, la propria resistenza alla fatica e le qualità sostenitive del supporto usato.
Portare i piccoli ha le sue radici nel più remoto passato, a partire dalle popolazioni dell’età preistorica, presso le quali era il bisogno di avere i figli sempre accanto durante gli spostamenti che spingeva le madri ad “indossarli” avvolgendoli al proprio corpo con pellami, cortecce e stoffe.
Pratica diffusa nell’antichità, e da sempre presso le popolazioni dei continenti asiatico, africano, australiano e del sudamerica, arriva ai giorni nostri, prima in Occidente e poi in Italia grazie al Dott. Sears, pediatra statunitense che a metà degli anni ’80 ottenne il brevetto per l’invenzione di uno dei supporti del babywearing, la ring sling (fascia ad anelli). Egli prese spunto dall’intuizione della moglie di legare il sesto genito a sé con un lenzuolo per avere le mani libere e poter badare più agevolmente al resto della prole. Ed è sempre Sears che conia il termine “babywearing” introducendo la filosofia di un maternage ad alto contatto, quale prerogativa di benessere del neonato.
Sears sostiene che la gestazione duri 18 mesi: 9 mesi nella pancia della mamma e 9 mesi fuori. Durante questi 9 mesi di vita extra uterina è compito degli adulti che si prendono cura del neonato favorire in lui un graduale adattamento al nuovo mondo fatto di luci colori e rumori differenti da quelli a cui era abituato. La pratica del babywearing favorisce la creazione di un ambiente simile a quello che il neonato ha sperimentato nel grembo materno: abbracciato alla mamma, ritrova il suo habitat naturale, percependone il calore, l’odore e i rumori a lui familiari (respiro, battito cardiaco materno) sperimentando così contenimento, protezione e sicurezza.
La filosofia del portare va a ribaltare lo stile di maternage occidentale, basato sul falso mito dell’indipendenza, secondo il quale per rendere un bambino indipendente bisogna abituarlo a stare da solo fin da piccolo. Quindi farlo dormire nel lettino da solo, non prenderlo sempre in braccio “altrimenti prende il vizio”, non accorrere ogni qualvolta piange, “altrimenti si abitua.. fa il furbo” ecc.
Ma per formare bambini e poi adulti indipendenti è prima necessario renderli sicuri e non viceversa.
Già agli albori del ‘900 Bowlby (1907-1990; psicologo ricercatore britannico) sosteneva nella sua teoria dell’attaccamento l’importanza della qualità del legame madre- figlio che si instaura a partire dai primi mesi di vita, quale relazione primaria sulla base della quale l’individuo plasmerebbe le relazioni della sua vita futura.
Bowlby sosteneva che la qualità della relazione primaria fosse funzione della capacità della madre di rispondere in maniera pronta ed appropriata ai bisogni del bambino. Tra di essi spicca il bisogno di contatto, un bisogno istintivo e ancestrale, la cui soddisfazione è di vitale importanza per il neonato (addirittura nel caso dei bambini nati prematuri il contatto materno – la cosiddetta Kangaroo mother care -si rivela una cura indispensabile alla loro sopravvivenza).
I benefici psicologici del babywearing
Elenco di seguito i benefici psicologici del portare, includendo anche quelli fisici e pratici, dal momento che è imprescindibile considerare psiche e corpo come un’unità:
I benefici psicologici:
- permette alla mamma di assecondare nel migliore dei modi il fondamentale bisogno di contatto e vicinanza del figlio;
- permette alla madre di sviluppare empatia nei confronti del figlio, imparando velocemente a riconoscerne e soddisfarne i bisogni; in questo modo la mamma acquisisce fiducia nelle sue capacità;
- favorisce una riduzione del pianto del bambino con conseguente diminuzione del cortisolo, ormone dello stress sia nella mamma che nel bambino.
- Aiuta a prevenire la depressione post partum: la vicinanza col bambino stimola la produzione di ormoni anti-depressivi (ossitocina) che favoriscono l’allattamento.
- Risulta terapeutico per quelle mamme che non sono riuscite ad allattare, in quanto va a creare una situazione di intimità col proprio bimbo che richiama quella che si crea allattando.
- Consente alla madre di abbracciare il proprio figlio costantemente, trasmettendogli quel calore e quell’amore insostituibili che costituiscono il fondamentale nutrimento emotivo del neonato.
- Il legame di attaccamento tra madre e figlio ne risulta rafforzato.
Benefici fisici e pratici del babywearing:
- Permette di distribuire il peso in modo ottimale, affaticando di meno la schiena, le spalle e gli arti superiori rispetto al portare un bambino in braccio senza supporto;
- Permette alle madri di avere le mani libere e quindi di non essere totalmente vincolate al bambino come quando lo si porta in braccio. Questo vantaggio va nella direzione della prevenzione della stanchezza e della deflessione dell’umore che può accompagnare la madre assorbita totalmente dalle cure del proprio bimbo;
Avere le mani libere significa infatti poter svolgere numerose attività quotidiane in modo agevole, come ad esempio fare la spesa, badare al figlio più grande, eseguire attività domestiche leggere.
- Permette alla mamma di uscire di casa senza l’ingombro del passeggino o della carrozzina, senza doversi preoccupare della presenza di marciapiedi adeguati e di eventuali ostacoli come ad esempio le scale lungo il suo cammino.
- Permette di fare esercizio fisico (passeggiate , ma ci sono anche mamme che ballano) portando con sé il proprio bambino che costituisce un carico extra e che quindi comporta maggior dispendio energetico. Questo può aiutare a smaltire i chili accumulati durante il parto.
- È piacevole da indossare ed esteticamente bello: se si sceglie di portare il proprio bebè con una fascia rigida, c’è davvero l’imbarazzo della scelta a livello di colori, stoffe e rispettive qualità (blend, grammatura,..)e ci si può sbizzarrire nella scelta della fascia come se fosse un abito (perché appunto, si indossa)
I Benefici del babywearing specifici per il bebè
- Il bambino portato migliora lo sviluppo neuro-motorio: in braccio alla mamma è infatti sollecitato da una moltitudine di stimoli (lo stimolo tattile in primis)-comunque filtrati dal corpo materno- che non percepirebbe se stesse sdraiato in una carrozzina.
- Si abitua in fretta al viso materno materno, ed essendo ad “altezza mamma” partecipa alle relazioni con gli altri.
- Sviluppa il senso dell’equilibrio, necessario per mantenere la posizione aderente al corpo materno.
- Favorisce il corretto sviluppo delle anche, in quanto asseconda la naturale predisposizione del bambino ad essere portato (ne sono una testimonianza i riflessi che presenta alla nascita ereditati dai nostri antenati primitivi, che gli permettevano di aggrapparsi al corpo materno, quali il riflesso di Moro, il riflesso di prensione palmare e il riflesso di Babinsky ), a patto che il bebè sia indossato nella maniera fisiologica (a questo proposito è da sottolineare la necessità di documentarsi adeguatamente prima di utilizzare un qualsiasi supporto portabebè, valutando l’eventualità di rivolgersi ad una consulente certificata )
- Dà sollievo al reflusso gastroesofageo e alle coliche
- Permette al bimbo di respirare aria più pura, in quanto è più lontano rispetto alla carrozzina dai tubi di scappamento delle auto.
- La percezione del respiro e del battito cardiaco materno tranquillizza il bebè favorendone il sonno.
In conclusione, la pratica del babywearing è una pratica sana dal punto di vista psico-fisico per la diade mamma-bambino, ma di fatto può essere praticato anche dal padre o da un altro caregiver, con benefici a livello del legame col bebè.