In giro per le nostre città si vedono sempre più genitori (per lo più mamme) che portano i propri bebé in fascia o con supporti particolari, diversi dai comuni marsupi. Qualcuno si chiede se sia una nuova moda dilagante, qualcuno osserva, qualcuno ride, qualcun altro si preoccupa del fatto che i bambini stiano bene “lì dentro”… Che dire per spiegare questo fenomeno?
In realtà, il fenomeno è molto antico: diverse popolazioni tradizionali portavano e portano tutt’ora i loro bambini con dei pezzi di stoffa di uso comune o dei portabebé costruiti appositamente. Anche noi, in Italia, abbiamo portato i bebé fino al Medioevo, per poi abbandonare gradualmente questa pratica con l’invenzione del più moderno passeggino; lo testimonia un dipinto di Giotto, nella Cappella degli Scrovegni, in cui la Madonna in sella all’asino porta il Bambino utilizzando una stola.
Portare è un modo di tenere con sé i propri bimbi, trasportandoli in modo comodo e lasciando libere le mani dei genitori. Non solo: portare risponde a un bisogno fisiologico del neonato, il cui sviluppo alla nascita non è ancora completo (infatti si parla di esogestazione, i nove mesi di gestazione al di fuori della pancia della mamma). Il bebé in fascia è contenuto, abbracciato, coccolato; sente il cuore della mamma che lo rassicura, si termoregola con il suo petto in base alla temperatura necessaria al suo benessere, tiene caldo il pancino e rilassa le sue membra, in modo da ridurre le coliche e la fatica dell’adattarsi al nuovo mondo in cui si trova ad essere. Portare è una pratica che aiuta i neonati a ritrovare la calma e il contenimento di quando si trovavano nella pancia della mamma e questo li fa sentire più sicuri, aiutandoli ad addormentarsi e riducendo i loro pianti. Li aiuta a crescere più sani, con un attaccamento sicuro, creando un legame più forte e ricco con i propri genitori.
Portare è anche un percorso dinamico, che inizia dalla nascita e prosegue anche per anni, ma che si evolve nel tempo: il neonato sta a culla o pancia contro pancia con il genitore, in modo che esso offra contenimento, lo protegga e faccia da filtro con il mondo; il cucciolo di 6 mesi, più curioso e con maggior voglia di approcciarsi agli altri, starà sul fianco, in modo da potersi guardare in giro, anche se sempre con la mediazione corporea del genitore; infine dagli 8-9 mesi, il bambino starà sulla schiena di chi porta, trovando sempre la base sicura e il luogo di riposo in esso, ma iniziando ad avere la propria indipendenza nel decidere chi e cosa guardare, oltre a cosa fare, dalla sua posizione. Questo percorso garantisce che il bambino sia sempre nella posizione a lui più adatta in base all’età e un buon supporto consente la corretta posizione della schiena, del bacino e delle gambine, evitando che queste ultime rimangano a penzoloni e prevenendo così la displasia all’anca.
Portare aiuta il rafforzamento e il ristabilirsi del legame tra genitore e bambino in caso di una precoce rottura, inoltre è dimostrato che nei bebé nati prima del tempo i parametri vitali si stabilizzano più rapidamente (in particolare l’uso della fascia con i bimbi prematuri viene chiamata marsupioterapia o kangaroo therapy); il riavvicinamento di mamma e bambino tramite il contatto permette loro di riprendere più efficacemente le fila di un legame precocemente interrotto dal distacco o dall’ospedalizzazione.
Questa pratica poi favorisce l’allattamento e aiuta in caso di difficoltà nella sua gestione
perché il contatto continuo fa rilasciare nel corpo della mamma e del bebé l’ossitocina, ormone del relax e del benessere, importantissimo nella produzione e nella secrezione del latte materno.
Infine promuove lo sviluppo motorio del bebé, perché il piccolo nella fascia non è passivo ma il suo corpo si muove insieme a quello della mamma, percependone i cambiamenti e recependo impulsi diretti ai muscoli e ai sensi dell’equilibrio; il piccolo sperimenta il mondo in cui il genitore vive: dalla fascia vede i colori e gli ambienti che egli vede, sente gli stessi odori e ode gli stessi i suoni.
In conclusione, possiamo dire portare è una pratica ideale per il benessere tutti i bambini,
non solo per quelli più difficili da gestire, o con problemi, perché anche i bimbi sani e sempre sorridenti traggono gli stessi benefici dall’essere portati: perché privare loro di un’esperienza colma di tenerezza e piena di stimoli positivi?