Avere un bambino è un grandissimo cambiamento che coinvolge tutti gli aspetti della vita della persona. La gravidanza può essere considerata, nella donna, un periodo critico, assimilabile solo, per l’entità del cambiamento, alla pubertà o alla menopausa. I cambiamenti che avvengono in ognuno di questi periodi sono evidenti a livello corporeo, nell’organizzazione mentale e nella ristrutturazione delle modalità di sentire e vivere delle persone che li attraversano. In gravidanza questi cambiamenti avvengono in un tempo breve, ma sono indispensabili per prepararsi alla futura vita con il bambino.
Il vissuto delle donne in gravidanza è differente nei tre trimestri e spesso segue un comune percorso: i primi tre mesi sono di adattamento (biologico e psicologico alla nuova vita, che si fa spazio in quella materna), i successivi di apertura (al nuovo essere, al mondo, anche attraverso la maggior visibilità della pancia), gli ultimi sono di separazione (ci si prepara infatti al parto e alla nascita del nuovo essere come persona a sé).
Per questo motivo il primo trimestre è spesso caratterizzato da una maggiore ambivalenza, un momento di sensazioni e vissuti diversi e contrastanti, anche quando il bambino è stato tanto desiderato. Essere incinta è una novità, qualcosa di inaspettato finché non se ne ha la certezza e, anche davanti all’evidenza, l’esperienza è così forte e diversa da tutto ciò che si è mai provato o potuto pensare in precedenza che necessita un certo tempo per essere riconosciuta. L’inscriversi nel corpo di tale esperienza è una sensazione difficile da percepire e un pensiero difficile da formulare, poiché direttamente connesso al miracolo che si sta compiendo nel ventre della donna. Le riflessioni su ciò che accade sono legate a dubbi, gioie, perplessità, sogni, emozioni.
La paura di perdere il bambino è parte di questa difficoltà di adattarsi alla nuova situazione, e anzi spesso è funzionale: il corpo a volte ha bisogno di rallentare i suoi ritmi, di riposare maggiormente (quante donne nei primi mesi si addormentano ovunque?). Anche le nausee sono il segno dell’adattamento fisico del corpo ad ospitare il nuovo essere e spesso scompaiono o diminuiscono già nel secondo trimestre.
Quanto poi alla necessità di quiete e riposo, solo la donna può sentire quando è necessario fermarsi: ci sono donne che, per esempio, lavorano fino all’8° o al 9° mese, sicuramente facendo lavori che non le affatichino eccessivamente, mentre altre dal 5° mese preferiscono stare a casa, o sono obbligate dal medico per minacce di aborto spontaneo. Solo la donna stessa può sentire fin dove arrivare, senza mai strafare e stancarsi troppo: la stanchezza e lo stress prolungato provocano, infatti, un rilascio di cortisolo (ormone dello stress) nel corpo materno. Questo ormone causa una ridotta crescita del bambino in utero e può portare a nascite premature o minacce d’aborto: il messaggio che viene inviato al bimbo tramite questo ormone è che l’ambiente in cui sta è poco accogliente e bisogna lasciarlo velocemente, affrontando da subito la vita come una lotta per la sopravvivenza. Lo stress deve perciò essere sempre compensato da lunghi momenti di defaticamento, di rilassamento, di quiete e di benessere: queste sono le condizioni per il rilascio dell’ossitocina, l’ormone che aiuta durante la gravidanza e il parto ad avere un’esperienza positiva, che nutre la placenta e il bambino di positività e benessere, che promuove la corretta assimilazione delle sostanze nutritive e agevola il parto facendo contrarre l’utero e facilitando l’espulsione del bambino, oltre che supportare l’allattamento.
La paura di perdere il bambino è sicuramente una paura valida e presente, soprattutto nel primo trimestre: credere nelle proprie capacità di donna, instaurare un ambiente il più possibile sereno, circondarsi di stimoli positivi e di persone che possano supportarci aiuta moltissimo a sorpassare le difficoltà e a fare spazio dentro di sé per l’esserino che si annida e per nutrirlo di amore facendo sì che cresca sano.
Fare spazio nella propria vita è fondamentale per accogliere la presenza in sé di un nuovo essere. Fare spazio significa rallentare i ritmi, accettare e accettarsi, prendere quello che viene. Spesso la paura è quella di non essere capaci: magari non abbiamo mai tenuto in braccio un neonato, cambiato un pannolino, cantato una ninnananna. Nella società moderna ci sono spesso pochi supporti attorno alle donne in dolce attesa e alle neo-mamme e a volte manca quella famiglia allargata fatta di mamme, nonne e zie esperte che potevano accompagnare la donna nel suo percorso.
La buona notizia è che noi donne siamo capaci, di far spazio, di crescere e custodire dentro di noi la vita, di partorirla e farla nascere al mondo. Ce l’abbiamo scritto nel DNA e la nostra biochimica è perfetta per agevolarci il lavoro. Bisogna però imparare a fidarsi del proprio corpo e ascoltarlo, oltre ad ascoltare il proprio bimbo. A volte si tratta solo di sottili intuizioni, a volte arrivano chiari messaggi, a volte sentiamo persino qualcosa in disaccordo con quello che dicono i medici, o con quello che emerge dagli esami. Ho visto madri che sapevano con tutte loro stesse che i loro bimbi stavano bene, nonostante infauste prospettive mediche. Ho visto anche madri che sapevano che qualcosa non andava, nonostante nessuno riuscisse a riscontrare alcun evidente problema; madri che hanno lottato per aiutare i propri figli anche quando le si credeva impazzite.
Care donne, non abbiate paura di vivere la vostra maternità. Il corpo femminile è perfetto per questo compito e lavora in gran segreto per far crescere il bambino in voi. Voi però potete agevolare questo lavoro ascoltando i messaggi che il corpo invia e facendo una vita salutare.
Mangiare cibi sani: verdura, frutta, carne, pesce, variando la dieta ed evitando il consumo eccessivo di grassi e fritti, eliminando alcool e fumo. Posiamo dire che in gravidanza non è necessario mangiare per due, ma mangiare due volte meglio!
Riposarsi, ogni volta che se ne sente il bisogno, evitando di strafare.
Fare movimento, camminare, dedicarsi a tutte quelle ginnastiche dolci e esercizi di meditazione che possano aiutare ad ascoltare di più e a comprendere meglio il corpo in cambiamento, oltre a prepararci alla fatica del parto.
La gravidanza è un periodo in cui, se non lo si è compiuto precedentemente, è possibile iniziare un cammino di consapevolezza e di percezione. Prendetevi il tempo per conoscervi e iniziare a fare conoscenza del vostro bambino e fidatevi di questa nuova energia che sentite scorrere in voi: è la vita, che agisce con tutte le sue forze, assaporatela..